Leonardo e l’Eclettismo. La mostra degli studenti del Liceo Argan 21-27 maggio
*Articolo di Arch. Roberto Luciani, Curatore artistico mostre del Liceo Giulio Carlo Argan – Roma
Nelle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori Giorgio Vasari descrive Leonardo come un personaggio geniale ma ambiguo, artista dalla produzione difficilmente delineabile. Ne vanta tuttavia le qualità, non solo intellettive ma anche fisiche, e la sua capacità di dedicarsi indifferentemente a discipline sia tecniche che artistiche, di essere cioè uomo interdisciplinare.
Leonardo ha un carattere solitario, laico, enigmatico, irrazionale, senza debolezze e passioni, neppure verso la donna. E’ anche un mentitore, come quando fa scrivere da un collaboratore (perché mancino con scrittura da destra a sinistra) nel suo curriculum inviato alla potente famiglia Medici di essere già esperto di macchine belliche, idraulica e architettura militare. Quando poi lavorerà in questo campo, sarà molto freddo nel progettare e realizzare macchine da guerra capaci di uccidere molte persone. Molti dei suoi progetti sono inoltre copiati, che tuttavia cercherà di modificare.
Solo nel dipingere manifesta l’istinto dell’artista, con allusioni e sfumature che fanno comprendere che nella sua anima c’è anche una irrazionalità onirica.
L’interdisciplinarietà e l’eclettismo sono quindi elementi centrali nell’opera di Leonardo da Vinci (1452-1519): l’osservazione e l’esperienza erano utili per tutti i campi di indagine, dall’anatomia alla geologia, dal disegno alla pittura, dalla costruzione delle macchine all’ingegneria. Per lui non esistevano confini tra le discipline e anche quando inizialmente lavorerà nella bottega artistica di Andrea Verrocchio a Firenze produrrà dipinti, sculture, progetti architettonici e gioielli.
Presso Verrocchio svilupperà la sua formazione culturale sull’esperienza pratica, polivalente della bottega, maturando presto una diffidenza istintiva per la speculazione filosofica, per gli atteggiamenti letterari e intellettualistici. Leonardo risulterà l’unico degli allievi del Verrocchio ad ereditarne la polivalenza. Erede della estesa tradizione del naturalismo fiorentino, esplica una persistente, capillare analisi delle molteplicità dei fenomeni della natura attraverso la visualizzazione pittorica e grafica. Scrive “le cose mentali che non sono passate per il senso son vane”, a testimoniare che tutto ciò che non cade sotto l’esperienza empirica non lo interessa. Questa concezione lo distacca distintamente dall’ambiente di cultura evanescente dell’Accademia platonica e del circolo di Lorenzo de’ Medici, indicando la direzione di sperimentalismo travagliato che contraddistinguerà di continuo le tappe della sua ricerca.
L’eclettismo di Leonardo nasce anche dall’essere figlio illegittimo, nato da una relazione tra un notaio e una donna di modesta estrazione sociale, che non gli ha consentito di seguire studi regolari e per questo la sua sorgente di ispirazione è stata soprattutto la natura.
Questo però gli permise di godere di grande libertà di studio, che si riscontra nelle sue carte e manoscritti, dove non si trova un testo continuo, solo note e disegni su svariati argomenti. Tuttavia nell’apparente disordine delle sue pagine va considerato che Leonardo è un uomo del Rinascimento, epoca altamente drammatica, piena di contrasti, caratterizzata da una forte integrazione tra conoscenze diverse, molto distante dalle specializzazioni del mondo contemporaneo.
Per Leonardo l’indagine nel vivo della realtà è intesa come problema sempre aperto, inquieta ricerca. “Omo sanza lettere”, come si definiva, ebbe una singolare personalità e incredibile poliedricità di interessi, fu insieme studioso, scrittore, artista, scienziato, botanico, inventore, quindi eclettico, attento lettore della realtà naturale e storica, “libero da condizionamenti morali e religiosi” (Fabio Frosini). Eccezionale talento del Rinascimento, le sue opere, i suoi studi, le sue invenzioni hanno cambiato il mondo. Al di là del mito, la ricerca di Leonardo è volta a svelare i misteri dell’universo.
Leonardo a Milano
Nel 1482 Leonardo lascia Firenze per Milano, partenza che risponde più all’insoddisfazione personale per l’ambiente fiorentino dominato dalla esclusiva ed egemonica cultura del circolo di Lorenzo, che alla fase di “esportazione” di artisti dalla città toscana. Nel trasferirsi a Milano lascia a Firenze L’Adorazione dei Magi, opera di novità sconvolgente, mai consegnata alla committenza (i monaci di San Donato a Scopeto) perché non compiuta. Si tratta del manifesto della poetica dell’artista-scienziato, che documenta come questo conduca un’indagine dei moti dell’animo umano altrettanto acuta di quella condotta sui fenomeni fisici del mondo naturale.
Leonardo arriva a Milano quando ha circa trent’anni, sotto la protezione del duca Ludovico il Moro, frequentando con assiduità anche l’ambiente musicale della città. Il carattere sperimentale e polivalente dell’artista lo porterà a proporre a Ludovico una ristrutturazione urbanistica di Milano e avviare studi per l’arte della guerra. Contestualmente si occupa di altri innumerevoli campi di ricerca, dall’anatomia umana alle macchine belliche, dalla botanica all’idraulica, svolgendo insieme le funzioni di artista di corte allestendo feste ed elaborando disegni di scenografie teatrali, spettacoli e tornei, costumi e addirittura scrivendo favole, versi e motti per la mondana corte degli Sforza.
Rimarrà a Milano per circa 18 anni, qui Leonardo si trova meglio che a Firenze e non soffre di nostalgia. All’attività di urbanista, architetto e curatore di feste, di dedica anche alla pittura, “costretto” per guadagnarsi da vivere perché i suoi progetti di ingegneria militare non hanno successo. Tra le opere pittoriche abbiamo La Vergine delle Rocce (Louvre, Parigi), commissionata da una confraternita diventerà uno dei suoi dipinti di maggiore successo, che con la ristretta gamma di colori e le poco definite e quasi sfumate figure, evidenzia la distanza dai modelli toscani del maestro; la Dama con l'ermellino (Museo Czartoryski, Cracovia); uno dei capolavori del Rinascimento, l'Ultima cena (Refettorio di Santa Maria delle Grazie) forse l’opera in cui Leonardo riesce ad esprimere al meglio il proprio sentimento religioso. Qui il maestro usa la pittura per rendere il dramma, il racconto attraverso le fisionomie, gli atteggiamenti, i gesti dei personaggi. Dipinge un tema religioso, capace di evidenziare la purezza di Cristo Salvatore contrapposta allo squallore e alla cattiveria degli uomini estrinsecata nel tradimento di Giuda. Terminerà l’opera soltanto nel corso di due o tre anni di lavoro.
L'ambiente culturale lombardo gli fornisce numerosi nuovi stimoli e si dedica con passione a nuovi studi. E' affascinato dal moto dell'acqua e dal volo degli uccelli, tanto che, delle macchine di sua invenzione, le più interessanti sono quelle per il volo.
Affascinato dalle possibilità compositive dei moduli geometrici, Leonardo a Milano si occupa anche di architettura intensificando in particolare la ricerca sul tema dell’edificio a pianta centrale, nei fogli dei suoi manoscritti si evincono variazioni infinite di questo tema, giungendo a risultati di assoluta originalità.
Nessuna fabbrica civile o religiosa tra quelle progettate da Leonardo è stata realizzata, ma il suo metodo di indagine e di lavoro dimostra la mente geniale che non gli impedisce di dilatare la sua ricerca fino a comprendere argomenti a prima vista distanti ma collegati tra loro dal proliferare incessante di richiami e analogie, dalla capacità inesauribile di transitare da un campo a un altro che va interpretato come intensissimo sforzo di approfondimento.
A Firenze, Milano e Roma
Assente da molti anni, Leonardo torna a Firenze nel 1500, dopo l’occupazione di Milano da parte dei francesi. E’ ormai famoso come scienziato e come artista; inventore e scopritore nei più svariati campi della meccanica e della scienza naturale è senza dubbio la mente più geniale e moderna del tempo.
A Firenze è al servizio di Cesare Borgia con la qualifica di ingegnere militare, avendo così l'occasione di viaggiare e studiare. In quegli anni gli viene commissionato dalla Signoria di dipingere un’opera dalle eccezionali dimensioni (20x8 metri circa) per la Sala del Consiglio in Palazzo Vecchio, la Battaglia di Anghiari, a cui lavora tre anni ma, insoddisfatto, abbandona l'opera senza concluderla.
Tra 1503 e 1506 Leonardo dipinge il suo quadro più famoso, La Gioconda (Louvre, Parigi), figura intima e misteriosa dal celebre sorriso. Il soggetto potrebbe essere una donna di circa 27 anni, moglie di Francesco del Giocondo, ma sull’ identità della modella poche sono le certezze. Alcuni critici hanno ipotizzato sia il ritratto dell’amante prediletta di Giuliano de’ Medici duca di Nemours (figlio di Lorenzo il Magnifico), altri che rappresenti Caterina, la madre del pittore. L’artista non consegnerà mai l’opera al committente, portandola con sé in Francia e custodendola fino alla sua morte.
Nel 1505 è nuovamente a Milano, dove dedica una parte sempre maggiore del suo tempo agli studi scientifici. Chiamato poi a Roma dai Medici, viene in realtà escluso dalle grandi opere vivendo appartato.
In Francia
Alla morte del suo protettore Giuliano, Leonardo si decide a varcare le Alpi per trasferirsi in Francia, è il 1516 o l’anno seguente. Al servizio di re Francesco I di Francia ha decisamente una vita migliore, stimato dai francesi e alloggiando nel piccolo castello di Cloux.
Anche a causa di una paralisi che ha colpito il suo braccio non dipinge più, tuttavia la vita del genio toscano è all'insegna della costante riflessione e ricerca. Si pone soprattutto il problema del rapporto tra arte, natura e conoscenza: l'indagine scientifica e la creazione artistica collaborano alla scoperta delle leggi universali che regolano la natura. Francesco I ama colloquiare con lui, reputandolo un saggio; Leonardo è la gemma della sua corte e lo rimarrà fino alla morte, che coglie l’artista il 2 maggio del 1519, a sessantasette anni.
La Mostra Leonardo e l’eclettismo
Molti critici e storici dell’arte contemporanei hanno analizzato la figura e la produzione di Leonardo, soprattutto dal 1966 quando sono stati scoperti due nuovi codici e più recentemente in occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario dalla morte, tuttavia pochi sono riusciti a focalizzare il suo eccezionale eclettismo.
Per colmare questa lacuna, il Dirigente Scolastico del Liceo Artistico Statale “Giulio Carlo Argan” di Roma, Nicola Armignacca, quale tangibile segno dell’estensione del proprio impegno a conclusione dell’anno scolastico 2020-2021 ha ideato la Mostra Collettiva degli Allievi dal titolo Leonardo e l’eclettismo, allestita nel mese di maggio 2021 presso la Medina Roma Contemporary Art Gallery.
Nell’occasione vengono esposte oltre cinquanta opere in completa libertà stilistica e tecnica (dall’olio su tela all’elaborazione grafica, dalla scultura all’installazione, dall’architettura al design) associando espressività contemporanee multiformi, mediante stimoli visivi provenienti dal mondo contemporaneo e studi della vita e della produzione di Leonardo, Genio universalmente riconosciuto.
Si tratta di una polifonia di immagini ricavata dall’analisi approfondita di un modo personale di vedere l’essenza delle cose, tanto che nella collettiva odierna con un principio di spontanea libertà e originalità espressiva, espongono allieve ed allievi alla ricerca di un legittimo credito, tutti comunque connessi da un filo rosso che evidenzia l’essenza dell’essere artisti.
La ricerca degli studenti del prestigioso Liceo romano si estrinseca attraverso un lessico mentale che fonda le radici nella coscienza di un lavoro che non vuole possedere esclusivamente esiti narrativi, ma che si prefigge di sviluppare una capacità di riflessione e una elevata capacità metaforica di anticipazione che soltanto i giovani riescono ad esprimere.
La mostra offre l’occasione per conoscere ed apprezzare la creatività di molti allievi che, grazie alla guida dei Docenti di indirizzo, si dedicano con competenze ed entusiasmo ad arricchire il patrimonio culturale della nazione grazie al loro impegno scolastico e alla qualità della loro espressione artistica.
Nelle opere realizzate dagli allievi del Liceo Artistico Statale “Giulio Carlo Argan” di Roma ed esposte nella mostra Leonardo e l’eclettismo il divino e l’umano si toccano e il tempo e il senza tempo sono in dialogo sereno, esprimendo la ricerca di quello che c’è oltre ciò che si può toccare, aprendo una finestra al di là del tempo che passa, oltre la carta che possiamo disegnare, oltre le forme che possiamo prendere, collegando la caducità dell’uomo con l’incorruttibilità del Creatore, in un movimento corale in cui l’immagine diventa domanda a cui può rispondere solo lo sguardo dello spettatore.
Per la preziosa collaborazione nell’Organizzazione generale della Mostra si ringraziano le Proff. Rosaria Acierno e Laura Di Stefano. Si ringrazia l’allieva Arianna Galdi per aver realizzato graficamente la locandina e l’invito.
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